lunedì 30 marzo 2009

I "quieti dintorni" di via Cilla

Ricognizioni urbane 6 Marzo 2009
Toponomastica “rivoluzionaria” nei quieti dintorni di via Cilla di Chiara Bissi

I recenti strumenti urbanistici chiamano quella porzione di Ravenna, che a corona ha circondato il centro storico dal dopoguerra, la “città consolidata”. I piani regolatori fino al 1993 hanno definito e razionalizzato uno sviluppo che il recente piano strutturale comunale ritiene concluso, lasciando la potenziale espansione alla sola Darsena di città. Il viaggio avviato negli ultimi mesi fa tappa questa settimana nel corso Nord. Quella direttrice stradale che da via Sant’Alberto raggiunge e incrocia via Canalazzo, cambiando tre denominazioni, per proseguire fino a via Cavina. Percepita come un unico asse viario che condivide con via Zalamella il compito di sostenere i flussi di traffico in direzione nord/ovest, il corso trova la sua definitiva conformazione negli anni Novanta. Due tratti risalgono ad alcuni decenni fa e così è l’onomastica, che facilita la lettura e la ricostruzione delle varie fasi. Attualmente su via Sant’Alberto si apre via Luigi Cilla (1863 – 1950) avvocato e sindaco di Ravenna dal 1900 al 1904, assessore comunale dal 1889 al 1891.
La scuola elementare Ricci è l’edificio pubblico principale, sulla strada dotata di pista ciclabile sorgono condomini rarefatti, di pregio, che conferiscono una certa eleganza alla via. Nell’incrocio con via Rotta si addensano una serie di edifici recenti e ancor prima un insediamento in via di costruzione che presenta una forma a corte aperta che verrà completata con un intervento simmetrico sull’altro lato della strada. La lottizzazione di carattere residenziale e commerciale si apre quindi a pochi metri dalla Rotta, unica via storica della zona, già descritta nella puntata dedicata alla circonvallazione San Gaetanino. Il semaforo segna l’inizio di via Gino Severini, celebre artista (1889 – 1966), legato a Ravenna dall’amore per il mosaico. Dai più sentita come continuazione della Cilla, via Severini ha guadagnato notorietà negli ultimi anni per una polemica che ha visto protagonista il comitato di genitori Il Gabbiano. Attualmente di fronte alla scuola per l’infanzia Il Gabbiano vi è un’area incolta, che negli anni passati è stata oggetto di una permuta con la quale sono state alimentate le risorse utili alla realizzazione degli uffici comunali in via Berlinguer. Il comitato chiedeva invece la creazione di un’area verde, previsione che verrà realizzata a qualche centinaio di metri, secondo gi strumenti urbanistici. L’incrocio con via Francesco Lovatelli segna l’inizio di via Giuseppe Bovini. Anche per via Lovatelli siamo di fronte a una strada storica: nel 1849, riporta Giuseppe Morini nello Stradario storico di Ravenna, la denominazione era vicolo Brugnoli per passare nel 1928 all’attuale nome. Nobile patriota, Lovatelli aderì ai moti del 1831 e fondò in città una sezione della Giovane Italia. Per la sua intensa attività politica finì nel Libro Nero della polizia pontificia, compilato nel 1844. Esule, fu “prolegato” per la provincia di Ravenna nel 1848 e nel 1856 fu ucciso da un colpo di pistola. Non meno avventurosa la vita di Giovanni Cavalcali a cui è dedicata la continuazione di via Lovatelli sul lato destro di via Severini. Capitano garibaldino cadde a Monterotondo nel 1867. Proprietario dell’osteria della Speranza di piazza dell’Aquila, Cavalcoli fu l’ispiratore della società di Mutuo soccorso, all’interno della quale prese corpo la setta degli Accoltellatori, in auge fra il 1865 e il 1871. Personaggio ricco di ombre fu segnalato dallo stesso Morini alla commissione toponomastica per aver riscattato la sua vita “morendo per la patria”.
Proseguendo, via Bovini, dedicata al fondatore dell’istituto di Antichità ravennati e bizantine di Casa Traveresari, accoglie la parte commerciale del corso Nord: la farmacia, la Posta, negozi di alimentari, che concludono la strada, che nell’incrocio con via Canalazzo ospita la recente piazza dei Carabinieri.
Un discount e una nota palestra animano la zona. L’ultimo tratto del corso Nord secondo la viabilità odierna è regolato da un senso unico che di fatto interrompe la funzione di scorrimento del traffico veicolare. Via XIV luglio, rafforza, visti i personaggi precedentemente citati, il carattere rivoluzionario e irredentista dell’onomastica scelta in tempi diversi per questa porzione di città.
Per questo tratto è prevista l’introduzione del doppio senso di marcia, resa impossibile finora a causa di una serie di ricorsi di residenti. La strada si conclude nella rotatoria di via Cavina per proseguire in via Celso Cicognani (1901 - 1973) che fu sindaco dal 1951 al 1961.

IL RICORDO
Quando il corso Nord era fatto di campi poi la svolta, con la creazione del Portico
Seguendo la linea dei ricordi, questa settimana è Alberto Mazzotti, giornalista ravennate, a ripercorrere la trasformazione di una parte essenziale della periferia cittadina. «I miei genitori si trasferirono in via Bartolini nel 1966, allora c’erano poche case, tutte villette unifamiliari frutto del boom economico che aveva portato un’agiatezza senza lussi. La zona si popolò di giovani famiglie e per noi bambini non mancavano campetti dove piazzare due pali per giocare a pallone. Non c’era il tracciato di via Cilla così come molte delle lottizzazioni verso via Zalamella. Ricordo i cantieri aperti in via Battuzzi, terreno di battaglie con la cerbottana e di gare di ciclocross. Poi prima dell’inizio dell’estate la mia strada diventava sede delle Olimpiadi di quartiere. Per giorni si svolgevano le gare di atletica con tanto di blocchi di partenza e panche per il pubblico. Di auto ovviamente non vi era traccia. La strada era tutta per noi». Una fase che si chiuse con la realizzazione del cosiddetto corso Nord, asse essenziale per la viabilità settentrionale della città. «Mio fratello minore nei primi anni Ottanta già non giocava più per strada. Il tratto di via Bovini e di via Severini fino alla Rotta vennero realizzati in quegli anni. La costruzione, nell’area retrostante la scuola dell’infanzia e il nido Lovatelli, del complesso residenziale il Portico fu un avvenimento rispetto all’edilizia presente nella zona. Allora la vecchia sede dell’Amga, nell’angolo con via Rotta, con gli uffici e il deposito mezzi, delimitava la nostra sfera di interesse. Era una porzione di città molto tranquilla. Tanto che in una delle famose domeniche di austerity nel 1973, attraversai la città in bici fino allo stadio e vidi il finale di Ravenna – Livorno. Alla periferia ordinata di oggi, con polisportive e aree verdi attrezzate, non manca nulla anche se è un peccato che per tirare qualche calcio ad un pallone spazi liberi non a pagamento non ce ne siano quasi più».

Da RAVENNA&DINTORNI
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