martedì 27 ottobre 2009

LA DIFFAMAZIONE Giustizia: se ci sono quelli più uguali Parità di trattamento per chi viola la legge

lunedì 26 ottobre 2009 RAVENNANOTIZIE.IT
LA POSTA DEI LETTORI
Parità di trattamento per chi viola la legge
"La vicenda del figlio di uno dei massimi dirigenti del Comune di Ravenna perdonato dai vigili urbani da lui pesantemente ingiuriati, con linguaggio scurrile, nell'esercizio delle loro funzioni, applicate a gravi violazioni del codice stradale da lui compiute, suscita perplessità.
Secondo il sindaco, la mancata denuncia penale, con i conseguenti riflessi di natura civile, è giustificata dal fatto che il giovane si è presentato al Comando, accompagnato dal suo genitore, chiedendo scusa. Questo atteggiamento amichevole e comprensivo sarebbe il trattamento riservato a tutti.
Non ci risulta che, specie con la gestione dell'attuale comandante della polizia municipale, sia perdonato niente a nessuno che violi una qualche norma, secondo l'ostentata celebrazione della "legge uguale per tutti": salvo che, e non solo nel caso in discussione, non ci sia qualcuno più uguale degli altri. Anzi, il malumore per atteggiamenti di intransigente stampo militaresco serpeggia nel corpo dei vigili urbani e solo un clima non proprio sereno riesce faticosamente a contenerlo all'interno. Insomma, la parola "comprensione", che pure è una buona parola, non sembra di casa in piazza Mameli.
Il sindaco, che si fa garante della parità di trattamento, deve spiegare a noi qualcosa di più. Il nostro Alessandro Garofalo, padre di quattro figli minorenni, la cui famiglia si sostiene solo con modesti redditi da lavoro dipendente, si era prontamente scusato con due assessori di Matteucci, per una vignetta del suo blog che li ritraeva contestando non le loro persone, ma un'operazione commerciale del Comune. Era disposto a pubblicare sui giornali le sue scuse e a conciliare la diatriba, ma è stato denunciato, senza remissione, in Tribunale con richiesta non lieve di danni. Se fosse stato anche solo parente del dirigente di cui sopra sarebbe stato graziato immediatamente. Non è così, caro sindaco?".

Nicola Grandi
Segretario comunale Udc Ravenna

25 ottobre 2009  LA VOCE DI ROMAGNA
Giustizia: se ci sono quelli più uguali
Udc: esponente LpRa condannato, figlio dirigente graziato
Il consigliere circoscrizionale di LpRa condannato per una vignetta considerata diffamatoria nonostante il fatto si fosse ampiamente scusato con i diretti interessati, due assessori. E invece il figlio di un alto dirigente comunale graziato dall’accusa di ingiurie dopo avere pesantemente insultato in un verbale gli agenti della polizia Municipale che lo avevano fermato.
Due pesi e due misure insomma: sono quelle che, attraverso una nota, lamenta Nicola Grandi, segretario comunale dell’Udc.
“La vicenda del figlio di uno dei massimi dirigenti del Comune perdonato dai vigili urbani da lui pesantemente ingiuriati con linguaggio scurrile nell’esercizio delle loro funzioni, applicate a gravi violazioni del codice stradale da lui compiute, suscita perplessità”, fa presente Grandi.
Secondo il sindaco - continua l’esponente Udc - “la mancata denuncia con i conseguenti riflessi di natura civile, è giustificata dal fatto che il giovane si è presentato al Comando, accompagnato da suo padre, chiedendo scusa. Questo atteggiamento amichevole e comprensivo sarebbe il trattamento riservato a tutti. Non ci risulta che, specie con la gestione dell’attuale comandante della Municipale, sia perdonato niente a nessuno che violi una qualche norma, secondo l’ostentata celebrazione della ’legge uguale per tutti’.
Salvo che, “e non solo nel caso in discussione, non ci sia qualcuno più uguale degli altri. Anzi, il malumore per atteggiamenti di intransigente stampo militaresco serpeggia nel corpo dei vigili urbani e solo un clima non proprio sereno riesce faticosamente a contenerlo all’interno”. Insomma per Grandi, “la parola ’comprensione’, che pure è una buona parola, non sembra di casa in piazza Mameli.
Il sindaco, che si fa garante della parità di trattamento, deve spiegare a noi qualcosa di più: il nostro Alessandro Garofalo, padre di quattro figli minorenni, la cui famiglia si sostiene solo con modesti redditi da lavoro dipendente, si era prontamente scusato con due assessori di Matteucci per una vignetta del suo blog
che li ritraeva contestando non le loro persone, ma un’operazione commerciale del Comune”. Inoltre “era disposto a pubblicare sui giornali le sue scuse e a conciliare la diatriba, ma è stato denunciato, senza remissione, in tribunale con richiesta non lieve di danni. 
Se fosse stato anche solo parente del dirigente di cui sopra, sarebbe stato graziato immediatamente.
Non è così, caro sindaco?”.

LA DIFFAMAZIONE: DUE PESI E DUE MISURE

25/10/2009 IL RESTO DEL CARLINO
INGIURIE Ragazzo perdonato, il sindaco deve spiegare
LETTERA
LA VICENDA del figlio di uno dei massimi dirigenti del Comune di Ravenna perdonato dai vigili urbani da lui pesantemente ingiuriati, con linguaggio scurrile, nell’esercizio delle loro funzioni, applicate a gravi violazioni del Codice stradale da lui compiute, suscita
perplessità. Secondo il sindaco, la mancata
denuncia penale, con i conseguenti riflessi
di natura civile, è giustificata dal fatto che
il giovane si è presentato al Comando, accompagnato dal suo genitore,chiedendo scusa. Questo atteggiamento amichevole e comprensivo sarebbe il trattamento riservato a tutti. Non ci risulta che sia perdonato niente a nessuno che violi una qualche norma, secondo
l’ostentata celebrazione della ‘legge uguale
per tutti’: salvo che, e non solo nel caso in
discussione, non ci sia qualcuno più uguale degli altri.Il sindaco, che si fa garante della parità di trattamento, deve spiegare a noi qualcosa di più.
Il nostro Alessandro Garofalo, padre di quattro figli minorenni, la cui famiglia si sostiene solo con modesti redditi da lavoro dipendente, si era prontamente scusato con due assessori di Matteucci, per una vignetta del suo blog che li ritraeva contestando non le loro persone, ma un’operazione commerciale del Comune.
Era disposto a pubblicare sui giornali le
sue scuse e a conciliare la diatriba, ma è
stato denunciato, senza remissione, in
Tribunale con richiesta non lieve di danni.
Se fosse stato anche solo parente del dirigente di cui sopra sarebbe stato graziato immediatamente.
Non è così, caro sindaco?

Nicola Grandi, segretario comunale Udc

lunedì 19 ottobre 2009

LA DIFFAMAZIONE ED I GIOVANI DI LISTA PER RAVENNA

Mercoledì 14 ottobre 2009

Oggi leggendo i quotidiani locali ho appreso che due assessori comunali due anni fa sono stati diffamati.
Grazie a questa pubblicazione io e tante altre persone siamo venuti a conoscenza della diffamazione de quo.
L'articolo non si è limitato a riportare l'esito della sentenza e il fatto, ma ha avuto premura di riportare dettagliatamente nomi e cognomi di tutti: querelanti e querelato.
Dietro allo scudo del “diritto di informazione” in costante commistione con gli orientamenti politici favoriti, qualche quotidiano ha ritenuto opportuno rendere molto visibile questo episodio dedicandogli ampio spazio.
Una vignetta interpretata in modo diverso dalle intenzioni dell'autore, per rappresentare una causa di interesse pubblico sostenuta dal comitato Il Gabbiano e dalla persona ad oggi ritenuta responsabile del fatto. Detto questo balza in rilievo come la notizia venga percepita portatrice di una definita matrice politica che può solo inasprire i rapporti fra maggioranza e opposizione.
La messa in stampa dei dati sensibili dovrebbe essere valutata con maggiore responsabilità e obiettività visto che, in questo caso, è il solo fatto che potrebbe avere un risvolto di interesse pubblico.
Palese è il disturbo e il fastidio della pubblicazione del nome e cognome.
Il Gruppo Giovani Lista per Ravenna coglie l'occasione per ripetere l'invito ad una politica costruttiva.
Sempre più forte è la sensazione di una strategia politica alla ricerca accanita di consensi ammettendo anche leve corrosive la dignità delle persone, che a nulla può portare se non ad aumentare frizioni fra maggioranza e opposizione, rendendo alla cittadinanza un pessimo esempio di esercizio del potere politico perseverando nell'errore.
Gianluca Benzoni
Gruppo Lista per Ravenna

LA DIFFAMAZIONE E LISTA PER RAVENNA

14.10.2009
DALLA PARTE DEL SOLDATO GAROFALO

Siccome la querela per diffamazione intentata dagli assessori Poggioli e Maraldi ad Alessandro Garofalo, esponente di Lista per Ravenna ed ora consigliere della Prima circoscrizione, ha assunto, a seguito della sentenza di condanna di primo grado, un aspetto politico, rispondo, alla stessa maniera, semplicemente riportando quello che ieri il direttore del Corriere della Sera ha scritto nel suo editoriale, riferendosi a quella sinistra di cui gli assessori stessi sono parte: “La libertà di stampa è in pericolo? Le querele sono gravi e da condannare, specie se vengono dal potere a scopo intimidatorio”. Non commenterò in chiave politica la sentenza, come altri farebbero notando che sia Garofalo che il suo avvocato difensore, Gabriele Sangiorgi, sono componenti del Comitato promotore del referendum sulla “grande moschea”, mentre lo studio legale dei querelanti fa capo, tra gli altri, al segretario comunale del PD. Mi limito a descrivere i fatti in causa, che consistono in una vignetta pubblicata sul blog del Comitato il Gabbiano, presieduto da Garofalo. Volta a criticare un’operazione del Comune che consisteva nella cessione in permuta a privati di un terreno comunale sul Corso Nord per la costruzione, anziché di un area verde, come richiesto dalla popolazione del quartiere, di nuove edificazioni, questa vignetta raffigurava, in senso simbolico, alcune banconote tra le effigie dei due assessori competenti in materia, spiegando però bene, nello scritto, che si trattava di un’operazione commerciale del Comune, senza alcuna allusione ad interessi dei due amministratori. Dopo che essi si sono sentiti offesi, Garofalo ha tolto tutto dal blog e formulato le proprie scuse. Il tentativo di conciliazione, di cui sono stato mediatore, è stato respinto.
Ogni giorno appaiono sui giornali vignette che esprimono critiche alle persone in forma satirica anche molto più pungente, senza che nessuno ricorra, quasi mai, in tribunale. Rientra tra i diritti fondamentali di libertà di espressione, tanto evidente nel nostro caso, che il Pubblico Ministero, rappresentante dell’accusa, ha chiesto l’assoluzione piena di Garofalo, rilevando l’insussistenza del reato, per assenza sia dell’idoneità offensiva, sia della volontà di offendere. Accusa e difesa sono dunque perfettamente coincise nel valutare infondata la querela, tanto più che si è trattato di una critica politica su provvedimenti della pubblica amministrazione, tutelata con maggiore ampiezza dall’ordinamento. Il giudice ha deciso diversamente, senza alcun effetto immediato a carico di Garofalo. Quando saranno conosciute le motivazioni della sentenza, il ricorso alla Corte d’Appello farà ripartire il giudizio da capo.
I due assessori potranno decidere di devolvere i propri eventuali risarcimenti a chi vogliono solo a seguito della sentenza definitiva, da cui però ci aspettiamo serenamente che sia ristabilita giustizia.
Nel caso malaugurato, c’è comunque un altro senso di giustizia, a cui Poggioli e Maraldi sono estranei, che tocca a noi affermare. Garofalo è il padre di una famiglia con quattro figli minorenni, che vive del lavoro suo e di sua moglie. Tutti, anche a sinistra, lo conoscono come persona appassionata ai problemi della città, a favore dei quali si batte intensamente, magari anche sbagliando, come tutti, ma senza alcun profitto, impegnando anzi le proprie risorse. Per qualsiasi danno immeritato che fosse posto a suo carico solamente per aver perseguito l’interesse dei cittadini, ci rivolgeremo, con una pubblica sottoscrizione, a tutte le persone di buona volontà, certi che la città saprà dimostrarsi più giusta dei suoi governanti.
Prendiamo atto di un potere politico che ricorre al potere giudiziario per zittire gli oppositori scomodi, non pago degli spazi della pubblica informazione in cui può far valere ampiamente le proprie ragioni. Lo registriamo.

Alvaro Ancisi, capogruppo

LA DIFFAMAZIONE ED I GIORNALI








domenica 11 ottobre 2009

Orfanotrofio Galletti Abbiosi a Striscia la Notizia - Puntata n°197

La puntata si STRISCIA LA NOTIZIA di Sabato 09 Maggio 2009
'Le orfanelle e l'eredità misteriosa'
Moreno Morello ha raccontato una storia che sembra uscita da un romanzo

Cliccate sul link sottostante per visionare il video.

Striscia la Notizia - Puntata n°197
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