LA POSTA DEI LETTORI
Parità di trattamento per chi viola la legge
"La vicenda del figlio di uno dei massimi dirigenti del Comune di Ravenna perdonato dai vigili urbani da lui pesantemente ingiuriati, con linguaggio scurrile, nell'esercizio delle loro funzioni, applicate a gravi violazioni del codice stradale da lui compiute, suscita perplessità.
Secondo il sindaco, la mancata denuncia penale, con i conseguenti riflessi di natura civile, è giustificata dal fatto che il giovane si è presentato al Comando, accompagnato dal suo genitore, chiedendo scusa. Questo atteggiamento amichevole e comprensivo sarebbe il trattamento riservato a tutti.
Non ci risulta che, specie con la gestione dell'attuale comandante della polizia municipale, sia perdonato niente a nessuno che violi una qualche norma, secondo l'ostentata celebrazione della "legge uguale per tutti": salvo che, e non solo nel caso in discussione, non ci sia qualcuno più uguale degli altri. Anzi, il malumore per atteggiamenti di intransigente stampo militaresco serpeggia nel corpo dei vigili urbani e solo un clima non proprio sereno riesce faticosamente a contenerlo all'interno. Insomma, la parola "comprensione", che pure è una buona parola, non sembra di casa in piazza Mameli.
Il sindaco, che si fa garante della parità di trattamento, deve spiegare a noi qualcosa di più. Il nostro Alessandro Garofalo, padre di quattro figli minorenni, la cui famiglia si sostiene solo con modesti redditi da lavoro dipendente, si era prontamente scusato con due assessori di Matteucci, per una vignetta del suo blog che li ritraeva contestando non le loro persone, ma un'operazione commerciale del Comune. Era disposto a pubblicare sui giornali le sue scuse e a conciliare la diatriba, ma è stato denunciato, senza remissione, in Tribunale con richiesta non lieve di danni. Se fosse stato anche solo parente del dirigente di cui sopra sarebbe stato graziato immediatamente. Non è così, caro sindaco?".
Nicola Grandi
Segretario comunale Udc Ravenna
25 ottobre 2009 LA VOCE DI ROMAGNA
Giustizia: se ci sono quelli più uguali
Udc: esponente LpRa condannato, figlio dirigente graziato
Il consigliere circoscrizionale di LpRa condannato per una vignetta considerata diffamatoria nonostante il fatto si fosse ampiamente scusato con i diretti interessati, due assessori. E invece il figlio di un alto dirigente comunale graziato dall’accusa di ingiurie dopo avere pesantemente insultato in un verbale gli agenti della polizia Municipale che lo avevano fermato.
Due pesi e due misure insomma: sono quelle che, attraverso una nota, lamenta Nicola Grandi, segretario comunale dell’Udc.
“La vicenda del figlio di uno dei massimi dirigenti del Comune perdonato dai vigili urbani da lui pesantemente ingiuriati con linguaggio scurrile nell’esercizio delle loro funzioni, applicate a gravi violazioni del codice stradale da lui compiute, suscita perplessità”, fa presente Grandi.
Secondo il sindaco - continua l’esponente Udc - “la mancata denuncia con i conseguenti riflessi di natura civile, è giustificata dal fatto che il giovane si è presentato al Comando, accompagnato da suo padre, chiedendo scusa. Questo atteggiamento amichevole e comprensivo sarebbe il trattamento riservato a tutti. Non ci risulta che, specie con la gestione dell’attuale comandante della Municipale, sia perdonato niente a nessuno che violi una qualche norma, secondo l’ostentata celebrazione della ’legge uguale per tutti’.
Salvo che, “e non solo nel caso in discussione, non ci sia qualcuno più uguale degli altri. Anzi, il malumore per atteggiamenti di intransigente stampo militaresco serpeggia nel corpo dei vigili urbani e solo un clima non proprio sereno riesce faticosamente a contenerlo all’interno”. Insomma per Grandi, “la parola ’comprensione’, che pure è una buona parola, non sembra di casa in piazza Mameli.
Il sindaco, che si fa garante della parità di trattamento, deve spiegare a noi qualcosa di più: il nostro Alessandro Garofalo, padre di quattro figli minorenni, la cui famiglia si sostiene solo con modesti redditi da lavoro dipendente, si era prontamente scusato con due assessori di Matteucci per una vignetta del suo blog
che li ritraeva contestando non le loro persone, ma un’operazione commerciale del Comune”. Inoltre “era disposto a pubblicare sui giornali le sue scuse e a conciliare la diatriba, ma è stato denunciato, senza remissione, in tribunale con richiesta non lieve di danni.
Se fosse stato anche solo parente del dirigente di cui sopra, sarebbe stato graziato immediatamente.
Non è così, caro sindaco?”.