giovedì 9 agosto 2007

MAGDI ALLAM

"Io amo l'Italia. Ma gli italiani la amano?"

Magdi Allam

Magdi Allam (Il Cairo, 22 aprile 1952) è un giornalista e scrittore italiano di origine egiziana. Da piccolo la madre lo fece studiare in un collegio cattolico italiano, dove acquistò familiarità con la cultura italiana e occidentale e la religione cattolica (che tuttavia non abbracciò[1]).

Una volta cresciuto decise di emigrare in Italia per fuggire dall'Egitto[2]. È laureato in sociologia all'Università La Sapienza di Roma e si occupa di tematiche legate al Vicino Oriente e ai rapporti tra questo e l'Occidente. Dopo avere collaborato con il quotidiano Il Manifesto e il quotidiano La Repubblica, è attualmente editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera.

Attività Giornalista di fama nazionale, Magdi Allàm è uno dei partecipanti più influenti ed in vista nel dibattito del rapporto tra Occidente e mondo arabo, argomento al quale ha dedicato diversi libri e del quale discute spesso come invitato ai principali talk-show politici.

Le sue posizioni, spesso molto vicine a quelle dei critici più severi del mondo islamico (dura condanna di numerose associazioni islamiche da lui ritenute estremiste, proposta del divieto di costruire nuove moschee[3], elaborate teorie riguardanti asseriti rapporti occulti tra moschee e gruppi terroristici che ne avrebbero in alcuni casi anche finanziato la costruzione[4]) hanno trasformato numerosi suoi ammiratori iniziali in suoi detrattori[citazione necessaria].

I suoi ammiratori lo citano spesso come modello di musulmano moderato e di arabo perfettamente integrato nel mondo, nella cultura e nel sistema di valori propri dell'Occidente[5]; per i suoi detrattori si tratta invece di un personaggio inattendibile che diffonde odio e sospetti, riportando notizie non documentate, non verificate o addirittura deliberatamente false[6].

Nel 2006, Allàm ha vinto il premio giornalistico Dan David, istituito dall'omonima fondazione israeliana - premio che ha fruttato ad Allam duecentocinquantamila dollari[7]. Opere In Vincere la paura Magdi Allàm ha portato testimonianze della sua vita sotto scorta, assegnatagli dal Ministero dell'Interno italiano a seguito delle minacce che avrebbe ricevuto da parte di Hamās per via delle critiche ripetute mosse da Allàm al terrorismo suicida palestinese.[8]

Nello stesso libro, Allàm ha inoltre accusato Roberto Hamza Piccardo, segretario dell'UCOII, di averlo segnalato ad Hamās (ai fini di farne decretare la condanna a morte), di complicità nei sequestri in Iraq nonché di «fomentare odii e incitare alla morte». A seguito della pubblicazione del libro, Piccardo ha sporto querela contro Allàm. Nel suo libro Io amo l'Italia.

Ma gli Italiani la amano? Allàm scrive di come l'UCOII e la IADL (Islamic anti-defamation league[9]) avrebbero assoldato un "plotone di esecuzione" composto da estremisti di destra e di sinistra con la finalità di assassinarlo e di "spargere veleni sulla [sua] credibilità ed onorabilità": questo per dare esecuzione al già citato mandato ad uccidere che sarebbe stato emesso dalla dirigenza di Hamās nei suoi confronti. Osserva tuttavia il sen. Luigi Malabarba (PRC) che «non risultano aperti procedimenti penali a carico dell'Ucoii [10] o della Iadl, tanto meno per l'istigazione all'omicidio del sig. Magdi Allam», e che lo stesso Ministro dell'Interno che ha assegnato la scorta ad Allàm ha ritenuto di «nominare l'Ucoii nella Consulta per l'Islam in Italia»[11].

A quest'ultima considerazione del sen. Malabarba l'ex ministro degli interni Pisanu (a cui si deve la nascita della Consulta) ha in seguito ribattuto sostenendo che sarebbe stato impensabile escludere fin dall'inizio l'UCOII, la maggiore organizzazione islamica presente in Italia, dal nuovo organo nato per rappresentare l'Islam italiano[citazione necessaria].

Nella primavera del 2007, nel suo libro Viva Israele (Mondadori), Allàm si scaglia contro alcuni noti studiosi della realtà arabo-islamica contemporanea (primo fra tutti il prof. Massimo Campanini[12] dell'Università degli studi di Napoli "L'Orientale"), accusandolo di "antisemitismo" e, al pari della grande maggioranza dei docenti universitari italiani, di fingere di ignorare il pericolo "islamista", essenzialmente per non aver mai voluto addossare ai Fratelli Musulmani, nei suoi libri editi dalle più prestigiose case editrici italiane e anche straniere, la responsabilità diretta dell'odio e della violenza fondamentalistica di matrice islamica nel mondo.

Tale virulenta accusa completava un coerente lungo tragitto anti-accademico di Magdi Allam che, nel corso del 2007, aveva ad esempio già condannato con la massima severità dalle pagine de Il Corriere della Sera quello stesso antico Ateneo statale, specializzato sulle culture extra-europee, e la prestigiosa cattolica Georgetown University di Washington D.C. per aver invitato tra gli altri (fra cui Tariq Ramadan) a partecipare al dibattito un personaggio come Rashid Ghannouchi - in esilio a Londra dove è del tutto libero di esprimere senza censura alcuna le sue tesi - durante il convengo internazionale Giving Voice to Muslim Democrats tenutosi a Napoli.

Ghannoushi, a causa di questo articolo, non sentendosi garantito nella libera espressione delle sue idee, preferì declinare l'invito a partecipare a un dialogo che, per quanto non irenico, poteva contribuire a chiarire non poco le fondamentali differenze fra la critica intellettuale espressa verso certe forme assunte dalla cosiddetta cultura occidentale e l'azione terroristica del fondamentalismo di marca islamica.[13].

Bibliografia

Diario dall'Islam, Mondadori, 2002, ISBN 8804504781 Bin Laden in Italia. Viaggio nell'Islam Radicale, Mondadori, 2002, ISBN 8804514167 Jihad in Italia. Viaggio nell'Islam Radicale, Mondadori, 2002, ISBN 8804524219 Saddam. Storia Segreta di un Dittatore, Mondadori, 2002, ISBN 8804527560 Kamikaze made in Europe, Mondadori, 2004, ISBN 880454449X Vincere la paura, Mondadori, 2005, ISBN 8804556056 Io amo l'Italia. Ma gli italiani la amano?, Mondadori, 2006, ISBN 8804556552 Viva Israele, Mondadori, 2007

Note

^ In un'intervista a Grazia, Allàm descrisse così le proprie convinzioni in materia di religione: «Sono un musulmano laico. Non mi sono mai convertito al Cristianesimo. Un giorno molti anni fa, sono entrato in una chiesa e ho fatto la comunione. Non era un gesto di fede. Ma un bisogno, profondo e confuso, di appartenenza a una cultura che volevo diventasse mia»

^ «Devo andarmene, l'Egitto è una grande prigione e io voglio vivere in libertà» (Vincere la paura, p. 46)

^ Moschee-mania, serve uno stop (Corriere della Sera, 29 settembre 2005) ^ Intervista di Magdi Allam all'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu riguardante gli asseriti rapporti fra alcune moschee italiane e il terrorismo islamico (Corriere della Sera, 25 settembre 2003)

^ Un ammiratore di Magdi Allàm

^ Un detrattore di Magdi Allàm

^ Il premio Dan David ^ Anteprima del libro Vincere la paura ^ Un'associazione fondata e diretta da Dacia Valent fin dal luglio del 2005. Essenzialmente nota per aver denunciato Oriana Fallaci per i suoi libri caratterizzati da fortissima ostilità all'Islam fondamentalista.

^ L'Ucoii è spesso indicata come associazione islamica legata ai Fratelli Musulmani, organizzazione ampiamente finanziata dall'Arabia Saudita. Impossibile fornire dati numerici affidabili che la riguardino, vista la diffusa autoreferenzialità dei movimenti islamici in Italia che non sono riusciti a identificare un loro portavoce in grado di siglare con lo Stato italiano un accordo concordatario.

^ Interrogazione parlamentare del sen. Malabarba, 18 luglio 2006, seduta n.19 ^ Docente di Storia contemporanea dei Paesi Arabi.

^ Il motivo del duro attacco mediatico di Allam (che non mancava di definire direttamente "terrorista" l'esponente fondamentalista tunisino) erano gli scritti giovanili di Ghannouchi che un trentennio prima aveva in effetti usato espressioni incitanti alla violenza per abbattere il regime autocratico tunisino. Quello che Allam taceva, o che mostrava di non sapere, è che da circa un ventennio Ghannouchi esprime ormai la sua non equivoca contrarietà all'uso della violenza, nella convinzione progressivamente formatasi che il libero e "democratico" consenso dei musulmani avrebbe comunque infine consentito alle popolazioni islamiche di affrancarsi dai loro numerosi tiranni e dittatori, talora in grado di sopravvivere essenzialmente grazie a non lievi "complicità" internazionali.

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