venerdì 17 agosto 2007

Verdi e verdi la duna che vive



Marina di Ravenna vista delle Dune dal satellite

In merito al "caso" Verdi e verdi, pubblicato anche nel nostro BLOG, dove il sig. Ancisi di Lista per Ravenna criticava l'operato dei Verdi in questi anni a Ravenna (ricordiamo che, caso forse unico in Italia, i Verdi ravennati sono stati sempre all'opposizione in un Consiglio comunale con maggioranza di sinistra!), pubblichiamo l'articolo che la sig.ra Beggio ci ha fornito e relativo alle iniziative del gruppo "LA DUNA CHE VIVE" a cui aderivano anche i Verdi.

Con Internet si può ricercare, con la parola chiave beggio, nel sito del Comune di Ravenna tutte le iniziative portate avanti, in questi anni, dai Verdi a Ravenna (http://www.comune.ra.it/pagine/index.php?t=cerca&cerca=beggio) ed inoltre, sempre nel sito del Comune di Ravenna, è possibile rintracciare tutta l'attività del gruppo consiliare del sole che ride all'indirizzo seguente: http://www.comune.ravenna.it/pagine/index.php?t=com_gr_cons&ref=8&id=10

La notizia è tratta dal Corriere di Romagna del periodo (anno 2001)

Il sit-in non è reato Beggio, cade l’accusa
Ravenna - Per il Tribunale di Ravenna il procedimento è archiviato. Ma non lo è per l’interessata, Maria Grazia Beggio, consigliere comunale dei Verdi e attivista del gruppo “La duna vive”. Per archiviare il caso, lei, riconosciuta l’insussistenza del capo d’imputazione (violenza privata), chiede al querelante, Giancarlo Giacobazzi, il pagamento delle spese legali e un euro quale risarcimento simbolico per i danni morali. I fatti risalgono al primo giugno del 2001, quando un gruppo di attivisti del movimento spontaneo (nato per la salvaguardia della spiaggia libera e della duna viva di Marina di Ravenna) blocca con un sit-in il transito delle ruspe nello stradello pinetale che porta alla spiaggia antistante la ex colonia Cri (acquistata e trasformata in residenza turistico alberghiera dalla società Villa Marina, della quale Giacobazzi è amministratore unico). Le ruspe danno inizio di fatto alla costruzione di uno stabilimento balneare a servizio della Rta Villa Marina, avversato dal Gruppo “La duna vive” in nome della conservazione dell’ambiente naturale di pregio. Ravvisando alcune irregolarità, i manifestanti chiamano per le verifiche del caso forze dell’ordine, Forestale e il servizio di Controllo edilizio del Comune. Ottenuto il sopralluogo da parte di quest’ultimo, la manifestazione si scioglie spontaneamente in mattinata. Il 18 giugno, però, l’imprenditore modenese (assistito dall’avvocato Dante Marangoni) deposita una denuncia-querela nei confronti di Maria Grazia Beggio, riconosciuta fra i manifestanti nelle fotografie pubblicate dalla stampa locale il giorno successivo alla manifestazione, per avere “occupato il cantiere, sedendosi per terra e impedendo fisicamente i lavori”. Il 16 aprile del 2002 il Pm Cristina D’Aniello richiede l’archiviazione del procedimento, “rilevato che dalla dinamica dei fatti non emergono quegli elementi di minaccia o violenza necessari ai fini dell’integrazione del reato contestato, nè nella condotta tenuta dall’indagato risultano ravvisabili gli estremi di altra fattispecie penale”. Ma Giacobazzi si oppone alla richiesta di archiviazione, sostenendo - rifacendosi a una sentenza della Cassazione - che “nel delitto di violenza privata, il concetto di violenza deve intendersi non solo in senso proprio (...) ma si può esplicare anche in modo improprio, attraverso ‘un qualsiasi comportamento intimidatorio, comunque manifestato, purché idoneo a eliminare o ridurre sensibilmente, nel soggetto passivo, la capacità di determinarsi e agire secondo la propria volontà’”. Il 24 ottobre la prima udienza. A difendere Maria Grazia Beggio è l’avvocato Luca Donelli. Le parti vengono rinviate dal Pm al 7 novembre. In questa seconda udienza, il Gip Corrado Schiaretti dispone l’archiviazione del caso, condividendo le deduzioni espresse dal Pm, “atteso che non v’è dubbio che manifestare pacificamente è condotta che in nessun modo può essere definita violenta o minacciosa”, dal momento che “il sit in costituisce un classico metodo non violento di manifestazione del pensiero o del dissenso”.

fiore delle dune

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