SU RAVENNA PARADISO DEI BAMBINI.
I “vezzi politici di sindaci e assessori” di sinistra contrabbandati da Legambiente come parametri di merito per piazzare ai primi dieci posti della graduatoria sull’ “Ecosistema bambino 2007” comuni governati dalla sinistra professionisti nelle politiche dell’immagine. La realtà ravennate è ben diversa rispetto alla colossale pubblicità ingannevole architettata da Legambiente
Ogni anno, per l’Epifania, va in onda su tutti i mass media d’Italia, la sceneggiata “Ecosistema bambino”, con cui Legambiente riesce a far credere che le città dove i bambini vivono meglio sono quelle rigorosamente in mano alla sinistra, in cui si fa finta che i bambini partecipino a pieno titolo alla vita sociale e politica e siano in grado di guidare le scelte degli amministratori.
Dall’indagine molto fumosa che si può leggere nel rapporto pubblicato al riguardo, poco si riesce a capire, se non che le prime dieci città sono tutte governate dalla sinistra, di cui Legambiente è parte organica, mentre delle altre non viene neppure data la graduatoria, e che i parametri di valutazione, non si sa come attribuiti, sono soprattutto gli “strumenti di coinvolgimento messi in campo dalle Aministrazioni (consulte giovanili, consigli comunali dei ragazzi, incontri e occasioni di confronto con le istituzioni)”, le “forme di partecipazione (azioni di adozione del territorio, progettazione partecipata”, la“presenza e il funzionamento di strutture e di uffici dedicati ai giovani”: cioè tutto l’apparato, meramente virtuale, a cui gli amministratori di sinistra si dedicano, senza risparmio di spesa, per operazioni di immagine e di marketing politico, che producono molto fumo e articoli sui giornali e riguardano una ridotta schiera di bambini “eletti”, ma che restano alla superficie o molto distanti dalla condizione delle masse minorili, e comunque sono marginali e occasionali: tanto fumo e poco arrosto.
Ad esempio, Legambiente valuta molto il progetto ravennate denominato: “La Darsena sta cambiando”: chiunque conosca la realtà minorile di questo quartiere ravennate, nella parte vecchia e anche in quella nuova, sa benissimo che non è affatto degradata come viene tuttora percepita, ma che non è quella ideale che le famiglie vorrebbero per i loro figli e che finora non ha dato segni di miglioramento.
Le premiate iniziative di “adozione” del territorio da parte dei bambini, sia in parchi e giardini che nel contesto urbano, dovrebbero essere raccontate bene dal Comune di Ravenna, al fine che le mamme riescano a sapere dove siano a Ravenna questi sconosciuti giardini da paradiso terrestre per i loro figli. Che poi a Ravenna i bambini siano stati “integrati” in seno ad Agenda 21 per la sostenibilità ambientale - punto di eccellenza nella graduatoria di Legambiente - può essere declamato a Ravenna solo come una favola per bambini ingenui, alla pari della stessa Agenda 21, che nulla ha inciso sulle tante emergenze ambientali che opprimono la nostra città, se mai aggravandole con lo spreco di energia delle parole al vento.
La verità è stata ammessa poco tempo addietro proprio da Legambiente dell’Emilia-Romagna (la regione maggiormente gratificata dalla graduatoria di Legambiente nazionale), che, riferendosi alla graduatoria in questione, ammetteva: “Troppo spesso le cose dei più piccoli sono solo un vezzo politico di sindaci e assessori e non un vero strumento di interlocuzione con i giovanissimi e soprattutto di una amministrazione della cosa pubblica che tenga conto di aspetti generali che interessano particolarmente i più giovani come dimostrano i dati preoccupanti dell’inurbamento, della congestione, della disponibilità di aree verdi e l’impressionante inquinamento da traffico di tutte le principali città della regione”.
Peccato che proprio questi dati non siano, invece, valutati da Legambiente nazionale, la quale vuol far credere che i bambini stiano meglio in una città caotica, supercementificata, con l’aria malsana, con la maggiore concentrazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti anche tossico-nocivi, con troppo traffico, con poca sicurezza stradale, o con diffusi problemi di criminalità, qual è Ravenna, solamente perché qualcuno di loro incontra il sindaco o perché un assessore gli dà la laurea in progettista di spazi scolastici o addirittura di piano regolatore. Tra i dati da valutare andrebbero inseriti anche, come fondamentali, quello sulla natalità, in cui Ravenna figura agli ultimi posti in Italia per il numero di morti fortemente superiore alle nascite, nonostante un terzo di queste sia da immigrati stranieri, e quello sugli aborti volontari, elevatissimo: come spiegare, altrimenti, che, in un ecosistema per bambini così paradisiaco, non vengono fatti nascere i bambini? Come, inoltre, trascurare che, in una comunità locale, i bambini che vi “vivono male”, per disagio familiare o economico-familiare o per devianza, sono la fotografia più realistica dell’ecosistema urbano?
È lo stesso Consorzio dei servizi sociali ad ammettere una situazione locale gravemente allarmante al riguardo, con migliaia di bambini assistiti, di cui gran parte, per cause di dissesto familiare o per reati personali, sottoposti all’autorità giudiziaria. Mi sentirei di dare una mia medaglia personale agli amministratori di questa città, quando, invece delle patacche e dei lustrini, attivassero una seria politica di sostegno alla famiglia, quella vera, composta di genitori veri e di bambini, la cui “ecologia” è il vero irrinunciabile fondamento dell’ecologia urbana, oltre che dello sviluppo sociale.
Si aggiunga che i criteri di Legambiente, pur così fumosi e inattendibili, si basano su dati forniti dagli amministratori comunali, spesso abili nel truccare o manipolare i dati e le notizie, su cui Legambiente, a dimostrazione che non è una cosa seria, non compie alcuna verifica, né di veridicità, né di qualità. Più volte, anche nel 2007, ho dimostrato che i dati forniti da Ravenna sulla quantità di verde urbano fruibile a Ravenna sono fortemente falsati rispetto alla realtà. Mi dette ragione perfino Legambiente di Ravenna.
Sarà bene conoscere in dettaglio cosa abbia dichiarato il Comune di Ravenna per meritare il secondo posto nell’ Ecosistema bambino. Mi farò premura di chiedere copia della documentazione e sono certo che se ne leggeranno delle belle.
Sta di fatto che questa iniziativa di Legambiente ha tanto perso di credibilità che, in dieci anni di vita, i capoluoghi di provincia che hanno risposto alla richiesta di dati sono scesi da 98 su 103 a 61 su 107, poco più della metà: anche questo riduce di molto la credibilità stessa della graduatoria.
È per tutte le ragioni di cui sopra che leggere su tutta la stampa nazionale pagine intere intitolate sulle “città a misura di bambino”, come esito di una graduatoria tanto sballata quanto ingannevole, può far ridere o piangere, ma non essere preso sul serio.
Alvaro Ancisi, capogruppo